GIUSEPPINA MAURIZI

GIUSEPPINA MAURIZI

Giuseppina Maurizi nasce nel 1973 a Viterbo dove frequenta il Liceo Artistico e successivamente L’Accademia di belle Arti, attualmente vive a Milano. Da più di vent’anni si occupa di costumi e scenografie principalmente per il teatro e la pubblicità , collaborando con artisti, produzioni ed eventi nazionali e internazionali. Dal 2018 inizia un nuovo percorso di ricerca dove sperimenta il cucito e ricamo a mano attraverso un approccio intuitivo. Predilige supporti fragili ed inutilizzati dove “l’esercizio della delicatezza” diviene principio motore, insieme al recupero delle tradizioni e della memoria, in un viaggio metamorfico attraverso un’azione vissuta come atto poetico. L’atto manuale del ricamo appartiene alla memoria ancestrale dei popoli e ha la capacità di snodarsi in percorsi imponderabili nel tempo e nello spazio. Utilizzato spesso in funzione di talismano, come mezzo di intercessione tra Dio e gli uomini, implica e comprende una profonda attitudine al sacro; testimonia inoltre il tentativo di descrivere minute rappresentazioni del mondo. L’ago come una bacchetta magica attraverso la compilazione ritmata dei punti, incanala le energie cosmiche in schemi simbolici riconoscibili, rinsaldando il senso di appartenenza delle comunità. L’ago attraversa la superficie in un passaggio continuo tra dentro e fuori, fronte e retro, macro e micro udendo e cogliendo quell’attimo intermedio mediatore. Un accordarsi con quell’intelligenza suprema che porta al superamento della dualità. Misura, ritmo, simbolo e trasformazione, sono alla base di questa pratica, dove in un ascolto reciproco con la materia, si sviluppa un incontro ed una dimensione meditativa fuori dal tempo, che riporta alla cura e alla contemplazione. Recentemente il focus della sua ricerca è divenuto L’abito, come “spazio di mezzo” tra il corpo e il mondo esterno. L’abito come oggetto soglia tra lo spirito e la materia. L’arte del vestiario è una della prime forme d’arte; con cui l’anima cerca di penetrare nel corpo fisico. Attraverso l’abbigliarsi vediamo ciò a cui l’anima anela dopo che dal mondo spirituale è scesa nel fisico. L’arte del vestiario indirizza verso un tempo che precede la vita sulla terra. L’abito ci porta dove da soli, nudi non potremmo arrivare. La nascita del primo abito coincide con la nascita della morte. L’abito è il primo manufatto creato dall’uomo per intraprendere il viaggio di ritorno a Dio. “Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.” Genesi 3.7

Collaborazioni  - Biennale di Venezia, Balletto di Roma, Teatro di Roma, INDA, Teatro Stabile di Catania, Taormina Arte, Fabbrica Europa, Spellbound Contemporary Ballet, Theater Trier, Daniel Ezralow, David Parsons, David Haughton, Sang Jijia, Jan de Bont, Thierry Le Goues, John O'Hagan, James Brown, John Immesoete, Ben Hartestein, Eddi Chu, Andy Margentson, Eric Zonca, Miguel Campana, Nicolas Caicoya, Martin Weisz, Vittoria Cappelli, Fabrizio Ferri, Daniele Lucchetti, Francesco Fei, Carlo Vanzina, Riccardo Reim, Pierpaolo Ferrari, Alessandro D'alatri, Paolo Monico, Stefano Moro, Alessandra Pescetta, Yasmina Solanes, Bosi & Sironi, Federico Brugia, LSD Studio, Vincenzo Pirrotta, Mauro Astolfi, Luca Merli, Mario Piazza, Marcello Cesena, Milena Zullo, Kitonb.